sabato 4 luglio 2009

Card. Clàudio Hummes


Cari Sacerdoti,
Un avvenimento straordinario, segnato dal soffio dello Spirito Santo, colmo di speranza, di gioia e di carità pastorale, è stata l’Apertura dell’Anno Sacerdotale, con il Santo Padre, Benedetto XVI, nella Basilica di San Pietro, in Vaticano, durante la celebrazione dei Secondi Vespri della Solennità del Sacro Cuore di Gesù, il 19 giugno scorso. La Basilica era piena. Vi hanno partecipato 32 cardinali, molti vescovi, prelati, ma soprattutto una grandissima folla di sacerdoti, tanti religiosi, religiose e fedeli. Il clima era di intensa devozione, di pietà e di ascolto del Signore. Alla fine dei Vespri, c’è stata la benedizione eucaristica, preceduta di un espressivo momento di adorazione silenziosa. Davvero, un silenzio assoluto e orante si è diffuso, allora, su tutta quella moltitudine inginocchiata: non ci si poteva non commuovere profondamente e sentire la presenza incoraggiante di Gesù Cristo, il Buon Pastore, che conferma i suoi sacerdoti e tutta la Chiesa.

Subito prima dei Vespri, in processione è stata portata in Basilica la reliquia del cuore di San Giovanni Maria Vianney, portata da Ars. Il Santo Padre, al suo ingresso per iniziare la cerimonia, si è fermato presso la reliquia, rivolgendo una significativa preghiera al Santo Curato, in favore dei sacerdoti.

Nell’omelia dei Vespri, il Papa ha parlato del nesso forte tra il Sacro Cuore di Gesù, i sacerdoti e il Santo Curato d’Ars, indicandolo “modello e protettore di tutti noi sacerdoti, e in particolare dei parroci”. Si vedeva che il Papa era lieto e aveva il volto illuminato. Tutti i suoi atteggiamenti erano tanto accoglienti verso l’assemblea, ma allo stesso tempo traspiravano un profondo centramento nel grande mistero di Dio. Commentando un brano del profeta Osea, disse: “Il cuore di Dio freme di compassione! Nell’odierna solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la Chiesa offre alla nostra contemplazione questo mistero, il mistero del cuore di un Dio che si commuove e riversa tutto il suo amore sull’umanità”. Similmente, il cuore di ogni sacerdote deve essere un cuore che si commuove davanti alle ferite e alle sofferenze spirituali, morali e corporali degli esseri umani e di ogni singolo uomo o donna, e, perciò, un cuore che riversa tutto il suo amore sull’umanità, ad esempio del Buon Pastore, Gesù. Il Santo Curato d’Ars, nella sua vita sacerdotale, era spinto da questa commozione e da questo amore. Aggiunse il Papa: “Il Cuore divino chiama allora il nostro cuore; ci invita a uscire da noi stessi, ad abbandonare le nostre sicurezze umane per fidarci di Lui e, seguendo il suo esempio, a fare di noi stessi un dono di amore senza riserve”. Così, il Papa spinge, noi sacerdoti, a non dubitare e ad essere forti nel donarci “senza riserve”, nel seguire Gesù come discepoli molto vicini a Lui, fiduciosi, pronti a seguirlo ovunque ci conduca, desiderosi di essere simili al loro Signore. In questo “senza riserve”, si situa anche la vita celibe. Al riguardo, il Papa ha detto: “Se è vero che l’invito di Gesù a ‘rimanere nel suo amore’ (cfr.Gv 15,9) è per ogni battezzato, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, Giornata di santificazione sacerdotale, tale invito risuona con maggiore forza per noi sacerdoti, in particolare questa sera, solenne inizio dell’Anno Sacerdotale, da me voluto in occasione del 150º anniversario della morte del Santo Curato d’Ars”.

Non poteva il Santo Padre non riferirsi alla triste vicenda dei sacerdoti non fedeli e alcuni, perfino, coinvolti in delitti molto gravi. Ha affermato: “Come dimenticare, in proposito, che nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in ‘ladri delle pecore’ (Gv 1°,1ss), o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l’accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare”.

Nella conclusione dell’omelia, il Papa ci spinge sulla strada della santità: “La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l’amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni”, e ancora una volta, torna a parlare al nostro cuore sacerdotale, con grande amore, della commozione, di cui freme il cuore di Dio, che ci ama e vuol salvarci, una commozione che deve riempire anche il cuore di ogni sacerdote: “Coltiviamo, cari fratelli, questa commozione”; “chiediamo al Signore che infiammi il cuore di ogni presbitero di quella ‘carità pastorale’ capace di assimilare il suo personale ‘io’ a quello di Gesù Sacerdote, così da poterlo imitare nella più completa auto-donazione”.

Cari fratelli Sacerdoti, accogliamo con gioia e con determinazione quest’Anno Sacerdotale e ringraziamo il Signore, che ci offre questo tempo speciale di grazia. A tutti voi, i miei personali auguri e che Dio vi benedica molto e sempre! In quest’Anno speciale, mi propongo di scrivervi ogni mese, come oggi ho fatto. Grazie!

Cardinale Cláudio Hummes
Arcivescovo Emerito di São Paulo
Prefetto della Congregazione per il Clero

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