domenica 6 luglio 2008

Il Sacerdote

È il dono più grande fatto da Gesù giovedì santo a sera. È preso di mezzo al mondo, vive nel mondo, non appartiene al mondo, anche se è tale per il mondo. E figlio di uomini, ma ha il potere di rendere figli di Dio. È povero, ma può ricolmare di ricchezze infinite. È debole, ma rende forti col Pane della Vita. È servo, ma davanti a lui si in­ginocchiano i potenti. È mortale, ma dona l'immortalità. È luce e può stare nelle tenebre. È sale e può essere scipito. Porta la fede e può non averla. Deve sostenere e dev'essere sostenuto. Il suo perdono è quello stesso di Gesù. Anche il suo messaggio è quello di Gesù: un messaggio di gioia, di luce, di amore. È detto retrogrado, ma è sempre proteso ad ogni vero progresso. È tacciato di oscurantismo, ma a nessuno più di lui la società è debitrice. Quando è santo, lo si ignora. Quando è bene­fico, lo si trascura. Quando pecca, volentieri lo si calpesta. A tutti si è disposti a perdonare, tranne che a lui. Sono suoi amici preferiti i sofferenti, i deboli, i vacillanti, i moribondi. E fratello di tutti e deve restare estraneo a tutti. Vive solo, senza formarsi una famiglia. Sorride alla vita che nasce, benedice la morte che viene. Consacra l'amore e non deve conoscere l'amore, perché il suo cuore è di Dio e quindi di tutti i fratelli e non di una creatura soltanto. Quando celebra, solo qualche gradino è più in alto degli altri. Ma lui tocca il cielo! E quando confessa, è chiuso nel buio di un confessionale. Ma quanta luce nelle parole che dice: "Io ti perdono!". Il sacerdote "è il vertice di tutte le grandezze create" (Sant'Ignazio). È dotato di poteri eccezio­nali: cose che la Madonna e gli angeli non possono fare lui le fa: celebra e confessa. Quanti si raccomandano alle sue preghiere, e giustamente! Perché lui è l'avvocato dei fratelli presso Dio, è il pontefice (fa da ponte) tra Dio ed i fratelli. Per tutte queste ragioni il grande Monsabré diceva: "Potete essere grandi quanto volete, non lo sarete mai tanto quanto questo povero prete che cele­bra! ". Fino alla fine dei tempi il sacerdote sarà l'uo­mo più cercato e più incompreso, più amato e più odiato, più desiderato e più sfuggito, "segno di immensa invidia e di pietà profonda, di ine­stinguibile odio e di indomato amore" (Manzoni) - posto come Gesù a "segno di contraddizione". Il sacerdote deve confortare il suo insegnamento, il suo messaggio più con la vita che con la parola. Una testimonianza la sua tanto più difficile ed impegnativa in quanto spesso è chiamato - come Gesù - "a portare non la pace, ma la guerra ". Per questo la sua vita è una lotta permanente. Deve vivere a servizio degli altri fino a dimentica­re e sacrificare se stesso. Nei momenti più salienti dell'esistenza, gioiosi o tristi, il sacerdote è sem­pre accanto all'uomo. Deve ricordare a sé ed ai fratelli che la meta non è la terra, ma il cielo.

Nessun commento: